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      Dove, quantunque la provenienza e dipendenza loro ci sia così manifesta e vicina, pur fanno offizio, ed hanno, relativamente alla lingua nostra, la vera natura di radicali 1. o perchè gli elementi di cui si compongono, separati che sieno, non significano niente in italiano, come significavano in latino, o quando anche l'un d'essi abbia qualche significato da se, l'altro, o gli altri, non l'hanno; 2. o perchè corrotte e travisate in modo che la forma de' loro elementi è perduta affatto, quando anche essi elementi sussistano ancora per se stessi nell'italiano; 3. o perchè, essendo esse derivative in latino, non sussistono nell'italiano quelle voci latine da cui esse derivano; 4. o perchè, sussistendo anche queste voci, non sussiste più il costume di derivarne le altre parole in quei tali modi latini; e così le originarie e le derivate, quanto al latino, nella lingua nostra sono indipendenti l'une dall'altre, e rispetto alla nostra lingua, non hanno fra loro alcun'affinità (forse neanche di significato, per le solite alterazioni), [2446]ma l'une e l'altre quanto all'italiano, si debbono egualmente riconoscere per radicali.
      Da tutte le quali cose è seguito che abbondando noi sommamente di radicali, abbiamo intermesso, e poi lasciato, e finalmente quasi dimenticato l'uso delle derivazioni, e principalmente delle composizioni di nuove parole; e con ciò resolo assai difficile a chi voglia richiamarlo. Il qual uso, sebbene non tanto quanto in greco e in latino, pur fu comune ai primi scrittori italiani, perciocchè la lingua era ancor povera di radici, come accade a tutte le lingue ne' loro principii, e quindi si ricorse necessariamente a questo mezzo, a cui tutte le lingue ricorrono col perfezionarsi.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913