(3. Giugno. 1822.)
La religion Cristiana fra tutte le antiche e le moderne è la sola che o implicitamente o esplicitamente, ma certo per essenza, istituto, carattere e spirito suo, faccia considerare e consideri come male quello che naturalmente è, fu, e sarà sempre bene (anche negli animali), e sempre male il suo contrario; come la bellezza, la giovanezza, la ricchezza ec. e fino la stessa felicità e prosperità a cui sospirano e sospireranno eternamente e necessariamente tutti gli esseri viventi. E li considera come male effettivamente, perciocchè non si può negare che queste tali cose non sieno molto pericolose all'anima, e che le loro contrarie (come la bruttezza ec.) non liberino da infinite occasioni di peccare. E perciò quelli che fanno professione di devoti chiamano fortunati i brutti ec. e considerano la bruttezza ec. come un bene dell'uomo, una fortuna della società, e come una condizione, una qualità, una [2457]sorte desiderabilissima in questa vita. Similmente dico della prosperità, la quale rende naturalmente superbi, confidenti in se stessi e nelle cose, e quindi distratti e poco adattati all'abito di riflettere (ch'è necessarissimo alla cura della salute eterna), e dà molto attaccamento alle cose di questa terra. E quindi l'opinione che le disgrazie (o come le chiamano, le croci), sieno favori di Dio, e segni della benevolenza divina: opinione stranissima e affatto nuova; inaudita in tutta l'antichità e presso tutte le altre religioni moderne (tutte le quali consideravano anzi il fortunato solo, come favorito di Dio, onde fra gli antichi beato, ???????? ?????? ec. era un titolo di rispetto e di lode, e tanto a dire come sanctus, o come vir iustus etc.
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