Per lo più la letteratura di una nazione deriva da quella di un'altra. Quindi anche l'ortografia in quei principii [2459]segue la forma e la stampa di quella che i letterati hanno sotto gli occhi, troppo deboli ancora per essere originali, e per immaginar da se, e seguire e conoscer bene la natura particolare de' loro propri suoni ec.: le quali cose non son proprie se non di quello ch'è già o perfezionato o vicino alla perfezione. Nel nostro caso poi, questa lingua letterata, e di ortografia già regolatissima e costante, sopra la cui letteratura s'andavano formando le moderne, era anche immediatamente madre delle lingue moderne. E benchè queste (massime la francese), avessero perduto molti de' suoi suoni, e sostituitone, o aggiuntone molti altri, contuttociò la somiglianza fra la madre e le figlie era tanta, e la loro derivazione da lei era così fresca, che cominciando a scrivere e poi a coltivare queste lingue non mai ancora scritte o coltivate, non si pensò di potersi servire d'altra ortografia che della latina. La quale ortografia già esisteva, e la nostra s'avea da creare: ma nessuna cosa si crea in un momento, massime che tante altre ve n'erano da creare allo [2460]stesso tempo, le quali occupavano tutta l'attenzione di quei primi formatori delle favelle moderne. Uomini che ad una materia putrida (giacchè tutte erano barbarissime corruzioni) aveano a dar vita, e splendore.
Quindi l'ortografia italiana del trecento, anche quella dei primi letterati, era tutta barbaramente latina.
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