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      Il che non può accadere nelle metafore nuove, nelle quali la moltiplicità delle idee resta, e si sente tutto il diletto della metafora: massime s'ell'è ardita, cioè se non è presa sì da vicino che le idee, benchè diverse, [2470]pur quasi si confondano insieme, e la mente del lettore o uditore non sia obbligata a nessun'azione ed energia più che ordinaria per trovare e vedere in un tratto la relazione il legame l'affinità la corrispondenza d'esse idee, e per correr velocemente e come in un punto solo dall'una all'altra; in che consiste il piacere della loro moltiplicità. Siccome per lo contrario le metafore troppo lontane stancano, o il lettore non arriva ad abbracciare lo spazio che è tra l'una e l'altra idea rappresentata dalla metafora; o non ci arriva in un punto, ma dopo un certo tempo; e così la moltiplicità simultanea delle idee, nel che consiste il piacere, non ha più luogo.
      (10. Giugno 1822.). V. p.2663. iu.1822
     
      Proma voce latina, feminino sustantivo di promus, è da aggiungersi al Lessico e all'Appendice del Forcellini. Il Forcellini dice: Promus i, m. (cioè mascolino) semplicemente, e non ha esempi del feminino, se non uno in aggettivo. Sta in un frammento del libro primo Œconomicorum di Cicerone, portato da Columella, e nella mia ediz. di Senofonte (Lipsiae 1804, cura Car. Aug. Thieme, ad recensionem Wellsianam) t.4. p.407. Vi si legge haec primo tradidimus. Errore. Leggi promae. Corrisponde [2471]al ?? ????? di Senofonte ??????????? c.9. art.10. ????? ?? ?? ????? ???????????. E che anche Cicerone l'abbia detto in femminino, e non v. g. promo, apparisce da quel che segue: EAMQUE admonuimus etc., cioè promam.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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