V. p.e. il Tempio di Gnido, e le Favole di La Fontaine.
(26. Giugno 1822.)
[2499]Ho assegnato altrove come principio d'infinite e variatissime qualità dell'animo umano (p.e. l'amor delle sensazioni vivaci) l'amor della vita. Questo amore però è non solo necessaria conseguenza, ma parte, ovvero operazione naturale dell'amor proprio, il quale non può non essere amore della propria esistenza, se non quando quest'esistenza è divenuta una pena. Ma ciò non in quanto esistenza, chè l'esistenza in quanto esistenza, è per natura eternamente amata sopra ogni cosa dall'esistente. Perocchè tanto è amar la propria esistenza in quanto esistenza, quanto è amar se stesso. E sarebbe una contraddizione quasi impossibile a concepirsi, che l'esistenza non fosse amata dall'esistente; e quindi che in certo modo l'esistenza fosse odiata dall'esistenza, e combattuta dall'esistenza, e contraria all'esistenza, o anche semplicemente non cara e non gradita a se stessa, nemmeno inquanto se stessa.
(26. Giugno. 1822.)
[2500]Alla p.2405. Un corollario si può tirare molto ragionevolmente dal vedere che le scritture orientali mancano per lo più delle vocali. Ed è che quelle lingue fossero le prime ad esser coltivate, la scrittura orientale la prima ad essere inventata (appunto perchè più imperfetta, e similmente si potrebbe dire della struttura ec. delle loro lingue), le letterature orientali le prime a nascere, e in somma l'oriente il primo ad esser civilizzato, e quindi probabilmente il primo ad esser popolato, e ridotto alla società ec.
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Tempio Gnido Favole La Fontaine
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