Ecco che la purità della favella è divenuta quasi sinonimo dell'eleganza della medesima: e questo con verità e con ragione, ma non per altro, se non perch'essa purità è divenuta pellegrina.
Così quelle voci e modi che una volta [2512]perchè familiari alla nazione non erano eleganti, anzi fuggite dagli scrittori di stil nobile ed elevato, o che tali pretendevano di essere; divengono già elegantissime e graziosissime perchè da una parte si riconoscono ancora facilmente per nazionali, e quindi sono intese subito da tutti, come per una certa memoria fresca, e non riescono affettate, dall'altra parte non sono più correnti nell'uso quotidiano. E così anche le parole e maniere una volta trivialissime e plebee nella nazione, aspirano all'onor di eleganti, e lo conseguiscono, come si potrebbe mostrare per mille esempi di voci e frasi individue.
In somma oggi, p.e. fra noi, chi scrive con purità, scrive elegante, perchè chi scrive italiano in Italia scrive pellegrino, e chi scrive forestiero in Italia scrive volgare.
Dal che si deve abbatter l'errore di quelli che pretendono che v'abbia principii fissi ed eterni dell'eleganza. V. la pag.2521. sulla fine. Non v'ha principio fisso dell'eleganza, se non questo (o [2513]altro simile) che non si dà eleganza senza pellegrino. Come non v'ha principio eterno del bello se non che il bello è convenienza. Ma come è mutabile l'idea della convenienza, così è variabile il pellegrino, e quindi è variabile l'eleganza reale, effettiva e concreta, benchè l'eleganza astratta sia invariabile.
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