Meno di tutte fra l'antiche e le moderne, ne conserva la lingua francese, non per altro se non perch'ella ha rinunziato e derogato e fatta assolutamente irrita l'autorità de' suoi scrittori antichi, i quali abbondarono di tali aberrazioni o quanto gli altri, o più ancora. Parlo dei veramente antichi, cioè del sec. 160. e non del 170. quando lo spirito, la società e la conversazione francese era già in un alto grado di perfezione.
La ricchezza, il numero e l'estensione, ampiezza ec. delle facoltà di una lingua, è per lo più in proporzione del numero degli scrittori che la coltivarono prima delle regole esatte, della grammatica, e della formazione del Vocabolario. La lingua francese che ha rinunziato all'autorità di tutti gli scrittori propri anteriori alla sua grammatica e al suo Vocabolario (ch'erano anche pochi e di poco conto, e perciò hanno potuto essere scartati), è la meno ricca, e le sue facoltà son più ristrette che non son quelle di qualunqu'altra lingua del mondo. V. p.2592.
(25. Luglio, dì di S. Giacomo, 1822.).
[2582]Il piacere che noi proviamo della Satira, della commedia satirica, della raillerie, della maldicenza ec. o nel farla o nel sentirla, non viene da altro se non dal sentimento o dall'opinione della nostra superiorità sopra gli altri, che si desta in noi per le dette cose, cioè in somma dall'odio nostro innato verso gli altri, conseguenza dell'amor proprio che ci fa compiacere dello scorno e dell'abbassamento anche di quelli che in niun modo si sono opposti o si possono opporre al nostro amor proprio, a' nostri interessi ec., che niun danno, niun dispiacere, niuno incomodo ci hanno mai recato, e fino anche della stessa specie umana; l'abbassamento della quale, derisa nelle commedie o nelle satire ec. in astratto, e senza specificazione d'individui reali, lusinga esso medesimo la nostra innata misantropia.
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