(4. Agosto. 1822.)
Ho detto altrove che le voci greche nelle lingue nostre non sono altro che termini (in proporzione però del tempo da ch'elle vi sono introdotte: p.e. filosofia e tali altre voci greche venuteci mediante il latino, sono alquanto più che termini), cioè ch'elle non esprimono se non se una pura idea, senz'alcun'altra concomitante. Per questa ragione appunto, oltre le altre notate altrove, le voci greche sono infinitamente a proposito nelle nostre scuole e scienze, perocch'elle rappresentano costantemente e schiettamente quella nuda, secca e semplicissima idea alla quale sono state appropriate; e perciò servono alla precisione [2595]molto meglio di quello che possano mai fare le voci tolte dalle proprie lingue, le quali voci benchè fossero formate, composte ec. di nuovo, sempre porterebbero seco qualche idea concomitante. Ma per questa medesima ragione le voci greche sono intollerabili nella bella letteratura (barbare poi nella poesia, benchè i francesi si facciano un pregio, un vezzo e una galanteria d'introdurcele), dove intollerabili sono le idee secche e nude, o la secca e nuda espressione delle idee.
(6. Agosto 1822.)
A ciò che ho detto altrove di quel verso dell'Alfieri, Disinventore od inventor del nulla, soggiungi. Quest'appunto è la mirabile facoltà della lingua greca, ch'ella esprime facilmente, senza sforzo, senza affettazione, pienamente e chiarissimamente, in una sola parola, idee che l'altre lingue talvolta non possono propriamente e interamente esprimere in nessun modo, non solo in una parola, ma nè anche in più d'una.
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Alfieri Disinventore
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