[2649]Sopra i dialetti della lingua latina. Estratto da un articolo: Del Dialetto Veneto: Lettera di un Viaggiatore oltramontano (inglese), che sta nelle Effemeridi letterarie di Roma t.2. p.58-70. (Genn. 1821.). = L'antica lingua di questi popoli (Veneti) traspariva nel loro Latino, come è agevole di riconoscere dalle inscrizioni raccolte dal Maffei: ed è probabile che gli originarj dialetti delle diverse nazioni che si stabilirono in Italia, sieno una rimota cagione della varietà de' linguaggi che vi si parlano presentemente.
[2650]Ma checchè sia pure degli elementi della lingua loro (de' primi Veneti), è cosa notoria ch'essi ne avevano una a se, comunque fosse composta; la quale rimase in seguito, come le altre di tutti gl'Italiani aborigeni, assorta nel Latino; e molte prove si potrebbero addurre per dimostrare che una tal lingua (come accadde di quella dei Galli ec.) tinse de' suoi propri colori la massa colla quale si confuse (la lingua latina): e le Iscrizioni lapidarie raccolte dal Maffei nel territorio Veneto fanno vedere quella stessa provincialità antica (benchè di un genere diverso) che caratterizza quelle delle Colonie Galliche; e vi si riconosce lo stesso scambiamento di lettere che è frequentissimo nel dialetto Veneto che ora si parla. Cicerone nelle sue Lettere familiari fa menzione [2651]di certi termini che erano in voga in queste provincie (Venete), e sconosciuti a Roma. Tito Livio fu accusato di patavinità o padovanismo (checchè si debba intendere sotto questa espressione): fu anche detto di Catullo d'aver egli introdotte certe nuove forme di dire nella Lingua Latina: e si potrebbero addurre alcune prove di questi suoi Veronismi.
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