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      In fatti, come seguono a dire Cic. e Plat. dalla troppa libertà nasce la servitù, cioè, dicon essi, il contrario della libertà, ed io dico, il nulla della libertà, cioè la fine; la niuna libertà.
      (19. Dic. 1822.)
     
      Quoties g est ante n, toties memini me videre in antiquis codd. si quando vocabulum divideretur (nel fine o della riga o della pag.), litteram g adhaerere priori vocabuli parti, n autem posteriori. Ergone Hispani Angli et Germani melius quam Itali pronunciare haec verba videntur? Maius ad Cic. de re publ. II. 19. p.165. v.7. (dove la pag. del cod. finisce in mag, e la seguente comincia in na; cioè magna) not. b (20. Dic. 1822.). Bisogna però vedere in che paese sieno stati scritti questi codd. come p.e. in Ispagna. V. p.3762.
     
      [2658]Nella republ. di Cic. succitata, al c.37. del lib.2. p.203. v.1.-2, dove l'edizione ha res publica richiedendosi in fatti il nominativo, il Cod. ha repubblica, quasi fosse italiano. Dal che apparisce che anche anticamente s'usava di tralasciare l's finale nel pronunziare le voci latine, come si lascia nelle nostre lingue. (21. Dic. 1822.). Infatti è nota l'apocope della s nella fine delle voci presso gli antichi poeti latt. V. la p.2656, marg.
     
      Eademque (mens aut ratio aut sapientia, ut supplet Maius in notis et in addendis, nam superiora in cod. desiderantur) cum accepisset homines inconditis vocibus incohatum quiddam et confusum sonantis (sonantes), incidit (incídit) has et distinxit in partes; ET UT SIGNA QUAEDAM, SIC VERBA REBUS INPRESSIT, hominesque antea dissociatos iucundissimo inter se sermonis vinclo conligavit.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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