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      Il medesimo, ivi, p.64.
      (15. Marzo 1823.)
     
      Quelques sages, épouvantés des vicissitudes qui bouleversent les choses humaines, supposèrent une puissance qui se joue de nos projets, et nous attend au moment du bonheur, pour nous immoler à sa cruelle jalousie. (Herod. I. 32. III. 40. VII. 46. Soph. in Philoct. v.789.) Voyage d'Anacharsis. ch.71. p.136. t.6.
      (Roma 26. Marzo. 1823.)
     
      L'excès de la raison et de la vertu, est presque aussi funeste que celui des plaisirs (Aristot. de mor. II. 2. t.2. p.19.); la nature nous a donné des goûts qu'il est aussi dangereux d'éteindre que d'épuiser.
      Même ouvrage ch.78. t.6. p.456.
      (29. Marzo. Sabato Santo. 1823.)
     
      [2684]L'uomo sarebbe felice se le sue illusioni giovanili (e fanciullesche) fossero realtà. Queste sarebbero realtà, se tutti gli uomini le avessero, e durassero sempre ad averle: perciocchè il giovane d'immaginazione e di sentimento, entrando nel mondo, non si troverebbe ingannato della sua aspettativa, nè del concetto che aveva fatto degli uomini, ma li troverebbe e sperimenterebbe quali gli aveva immaginati. Tutti gli uomini più o meno (secondo la differenza de' caratteri), e massime in gioventù, provano queste tali illusioni felicitanti: è la sola società, e la conversazione scambievole, che civilizzando e istruendo l'uomo, e assuefacendolo a riflettere sopra se stesso, a comparare, a ragionare, disperde immancabilmente queste illusioni, come negl'individui, così ne' popoli, e come ne' popoli, così nel genere umano ridotto allo stato sociale.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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