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      La differenza tra essi e noi sta quasi tutta nello stile e ne' concetti. V. p.2718.
      Al contrario le lingue non bene o sufficientemente organizzate e regolate, variano continuamente e in breve si spengono quasi affatto, e fanno luogo a lingue quasi nuove, anche durando il medesimo stato della nazione, sia di civiltà (se pur vi fu mai civiltà non accompagnata da lingua illustre), sia di maggiore o minore barbarie. La lingua provenzale benchè scritta da tanti in poesia ed in prosa, pure perchè non ordinata sufficentemente nè ridotta a grammatica, è tutta morta dopo brevissima vita. E degli stessi trecentisti italiani, quelli che più s'accostarono al dir plebeo e provinciale, fosse fiorentino o qualunque, siccome tanti scrittori fiorentini o toscani di cronichette o d'altro, sono già da gran tempo scrittori di lingua per grandissima [2700]parte morta; giacchè infinite delle loro voci, frasi, forme e costruzioni più non s'intendono nelle stesse loro provincie, o vi riescono strane, insolite, affettate, antiquate e invecchiate. Vedi Perticari Apologia di Dante, capo 35. e specialmente p.338.-45.
      (17. Maggio. 1823.)
     
      La cagione per cui negli antichissimi scrittori latini si trova maggiore conformità e di voci e di modi colla lingua italiana, che non se ne trova negli scrittori latini dell'aureo secolo, e tanto maggiore quanto sono più antichi, si è che i primi scrittori di una lingua, mentre non v'è ancora lingua illustre, o non è abbastanza formata, divisa dalla plebea, fatta propria della scrittura, usano un più gran numero di voci, frasi, forme plebee, idiotismi ec. che non fanno gli scrittori seguenti; sono in somma più vicini al plebeo da cui le lingue scritte per necessità incominciano, e da cui si vanno dividendo solamente appoco appoco, usano una più gran parte della lingua plebea ch'è la sola ch'esista allora nella nazione, o che [2701]non è abbastanza distinta dalla lingua nobile e cortigiana ec. sì perchè quella lingua che si parla (com'è la cortigiana) tien sempre più o meno della plebea; sì perchè allora i cortigiani ec. non hanno l'esempio e la coltura derivante dalle Lettere nazionali e dalla lingua nazionale scritta, per parlare molto diversamente dalla plebe.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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