Lascio la Storia Ecclesiastica, della quale i greci hanno tanti scrittori, e i latini, si puņ dir, niuno se non S. Ilario, della cui storia restano alcuni frammenti, che non so perņ quanto abbiano dello storico, nč se quella fosse veramente storia. V. i Bibliografi, e le opp. di S. Ilario, e una Dissert. del Maffei appič dell'opp. di S. Atanas. ediz. di Pad. 1777. Lascio le Croniche d'Africano e d'Eusebio, opere che niuno avrebbe pur saputo immaginare a quei tempi nell'Europa latina, che furono il modello di tutte le miserabili Cronografie latine uscite dipoi (di Prospero, Isidoro ec.), che furono recate allora nella lingua d'Italia, come nell'infanzia della letteratura latina furono tradotte le opere di Omero, di Menandro, [2735]ec. che furono anche recate nelle lingue d'Oriente (armena, siriaca ec.), di quell'Oriente che di nuovo riceveva la civiltą e letteratura dalla Grecia, e quivi ancora servirono di modello, come alla Cronica di Samuele Aniese ec.
(30. Maggio. 1823.)
Nam si quis minorem gloriae fructum putat ex graecis versibus percipi, quam ex latinis, vehementer errat; propterea, quod graeca leguntur in omnibus fere gentibus, latina suis finibus, exiguis sane, continentur. Quare si res hae, quas gessimus, orbis terrae regionibus definiuntur, cupere debemus, quo manuum nostrarum tela pervenerint, eodem gloriam, famamque penetrare. Cic. Orat. pro Archia poeta, cap.10. Dunque se le cose latine continebantur suis finibus, le cose greche legebantur anche extra suos fines, dunque anche da quelli che non parlavano naturalmente il greco, dunque s'elle legebantur in omnibus fere gentibus, quasi tutte le nazioni intendevano il greco benchč non [2736]fossero greche, dunque il mondo era ?????????, dunque la lingua greca era universale di quella universalitą ch'oggi ha la francese.
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