Nella quale quanto più a noi può parere ch'egli abbia peccato, quanto più egli si allontana dalla nostra opinione, e delude ed étonne la nostra aspettativa, tanto la sua arte è maggiore, la sua imitazione più vera, la sua osservazione e conservazione de' caratteri, de' tempi, de' personaggi più costante, e più mirabile la sua riuscita, e la felicità con cui egli si trae fuori delle difficoltà somme di questo passo. E tanto eziandio erano e si denno valutar maggiori esse difficoltà.
(11. Giugno. 1823.)
[2771]Noi diciamo fumo per superbia, fasto, vanità, onori vani o l'orgoglio che ne nasce, e il vanto ch'altri ne fa: insomma applichiamo in molti modi e casi quella parola a significare la superbia e le cose che a questa appartengono. Vedi Caro lett. 20. vol.1. principio. Nè più nè meno fanno i greci della voce ?????, (il cui proprio significato si è fumo), e de' suoi derivati e composti. Siccome anche noi similmente di fumoso, e fumosità.
(12. Giugno 1823.)
Matto non verrebb'egli da (((((, (((((((, e mattia cioè mattezza da (((((?
(12. Giugno 1823.)
Come la lingua latina abbia conservato l'antichità più della greca, si dimostra ancora con queste considerazioni. 1. La lingua latina conserva nell'uso comune de' suoi buoni tempi e de' seguenti (non solo degli anteriori) i temi, o altre voci regolari di verbi che tra' greci, avendo le stesse radici che in latino, ma essendo però difettivi o anomali, non conservano i loro primi temi o quelle tali voci regolari, o non le usano se non di rarissimo, [2772]o talmente ch'essi temi ed esse voci non si trovano se non presso gli antichissimi autori, o presso i poeti soli, i quali in ciascuna lingua che ha favella poetica distinta, conservano sempre gran parte d'antichità per le ragioni che ho detto altrove.
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Caro
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