V. p.2905.
Io non so quali abbiano ragione intorno all'origine del verbo latino accuso, o quelli che lo derivano da causa, o quelli che lo fanno venire da un verbo cuso continuativo di cudere, del qual cuso non recano però nessuno esempio. (V. Forcell. v. accuso fin. v. cuso.). Forse a questi ultimi potrebbe esser favorevole il nostro antico cusare, il quale se venisse da cuso e non da causari, o se non fosse uno storpiamento d'accusare, sarebbe un antichissimo tema perduto o disusato nel latino scritto, e conservato nell'italiano; e sarebbe il semplice dei verbi composti accuso, incuso, excuso, recuso. È da notare però che il nostro volgo (almeno quello della Marca) usa il verbo causare nel significato appunto del nostro antico cusare, e del latino causari, cioè in senso, non di cagionare, ma di recare per cagione o come [2810]cagione, accagionare: l'usa dico in questa frase avverbiale causando che, cioè atteso che, poichè. Il qual significato di causare e il qual modo avverbiale non è notato dalla Crusca, ma trovasi pure usato da Lorenzo de' Medici nella famosa lettera a Gio. de' Medici Card. suo figliuolo, poi Papa Leone X, verso il fine, dove però nella raccolta di Prose, stampata in Torino 1753. vol.2. p.782. trovo cagionando che per causando che, che sta nelle Lettere di diversi eccellentissimi huomini, raccolte dal Dolce, Venez. appresso Gabriel Giolito de' Ferrari et fratelli 1554. p.303. e nelle Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni stampate da Paolo Manuzio in Venez.
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