Conchiudo che se i traduttori tedeschi (grandissimi letterati e dottissimi, e spesso uomini di genio) fanno veramente quegli effetti che ho ragionati nel principio di questo pensiero, il che pienamente credo quanto alle cose che appartengono all'estrinseco; se con ciò non fanno alcuna violenza alla lingua, nel che credo assai ma assai meno di quel che si dice; se in somma la lingua tedesca, quanto alle qualità sopra discusse, è tale quale si ragiona, nel che non so che mi credere; la lingua tedesca come applicata assai tardi alla letteratura, e come appunto vastissima e immensamente varia, sì per l'antichità della sua origine, sì per la moltitudine degl'individui, e diversità de' popoli che la parlano, non è ancora nè perfetta, nè formata e sufficientemente [2860]determinata; ch'ella è ancor troppo molle per troppa freschezza; ch'ella col tempo e forse presto (per l'immenso ardore, attività e infaticabilità letteraria di quella nazione) acquisterà quella sodezza e certezza che conviene a ciascuna lingua, e quella particolar forma e determinato e stabil carattere e proprietà, e quel genere di perfezione che conviene a lei, con quel tanto di unità caratteristica ch'è inseparabile dalla perfezione di qualunque lingua, siccome di qualunque nazione, e forse di qualunque cosa, se non altro, umana; che allora ella potrà essere e sarà liberissima, vastissima, ricchissima, potentissima, pieghevolissima, capacissima, immensa, e immensamente varia, pari in queste qualità astrattamente considerate, e superiore eziandio, se si vuole e se è possibile, non che all'italiana ma alla stessa lingua greca, ma non per tanto ella non avrà o non conserverà per niun modo quelle facoltà stravaganti e senza esempio, divisate di sopra; e quelle traduzioni ora lodate e celebrate piuttosto, cred'io, per gusto matematico che letterario, piuttosto come curiosità che come opere di genio, [2861]piuttosto come un panorama o un simulacro anatomico o un automa, che come una statua di Canova, piuttosto misurandole col compasso, che assaporandole e gustandole e paragonandole agli originali col palato, quelle traduzioni, dico, parranno ai tedeschi non tedesche, e nel tempo stesso non capaci di dare alla nazione la vera idea degli originali, aliene dalla lingua, e proprie di un'epoca d'imperfezione, e immaturità.
| |
Canova
|