Perocchè anche nisus pare ch'ella possa significare, secondo il Forcellini, e in questo senso ella servirebbe altresì a comprovare l'antico participio nictus di nitor eris, usato già in vece di nixus e di nisus; dal quale nictus di nitor nasce altresì il continuativo nictari, il quale io credo totalmente diverso da nicto di niveo, e non tutt'uno, come vuole il Forcellini ec. giacchè i due significati non hanno la menoma analogia, e d'altra parte l'origine dell'uno e dell'altro verbo è pianissima, perchè se v'è conniveo dovette esservi niveo, e facendosi da conniveo connixi, deve farsi nel supino, connictum, come da dixi, dictum, e quindi da niveo, nictum, e quindi nictare: e quanto a nictor di nitor il Forc. medesimo non la mette in dubbio. Anzi io credo che nicto as sia di niveo solamente, e nictor aris solamente e propriamente di nitor, benchè in due luoghi di Plinio trovisi nictari per connivere ec. il che potrebb'essere fallo degli scrivani (e infatti in un di quei luoghi v'è chi legga nictare), e fallo eziandio dello stesso Plinio che confondesse l'uno coll'altro verbo, essendo ambedue antichi e poco al suo tempo usati: nel qual proposito vedi quello che dicono il Perticari nel Trattato degli Scrittori del 300, e Giordani nella Lettera a Monti, vol. 1. par.2. della Proposta, sopra la voce fastus ec. Del resto da [2887]nixus di nitor (che forse non è differente da nictus per niuna ragione grammaticale, ma per sola diversità di pronunzia) si fa altresì il suo continuativo cioè nixor aris29.
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