E così lo stile di qualsivoglia genere di scrittura non è d'esso genere ma della lingua universale; e lo stile della poesia francese non è della poesia ma della lingua, e lo stile della prosa è quel della lingua, è quello della conversazione, non è neppur proprio della prosa più che della poesia, anzi vedi in proposito la p.3429.
Il che si può parimente dire della lingua ebraica, nella quale altresì, quanto alle parole, non era luogo alla scelta, benchè, quanto alle composizioni delle medesime, forse v'avesse luogo un poco più che nella francese, essendo ella tutta indigesta e informe, e quindi tutta poetica.
Effettivamente la differenza degli stili e delle qualità di un medesimo stile, quanto alla lingua, è così minuta e così scarsa in francese, che un forestiere il quale benissimo la distinguerà negli scrittori greci e latini, che sono lingue morte, difficilmente, anzi appena, secondo me, la distinguerà e sentirà mai negli scrittori francesi. Nè potrà mai ben dire, questo scrittore o questo passo è elegante, [2910]questo dignitoso e magnifico, questo energico, questo grazioso quanto alle parole, e questo no. Onde nasce che anche generalmente parlando, la differenza dello stile, cioè del modo di esprimere i concetti, chè questo è ciò che si chiama stile, è poco sensibile al forestiere nella lingua francese; certo assai meno sensibile che nelle altre. Difficilissimo è ancora al forestiero il sentir la differenza degli stili (inquanto propriamente stili) francesi di diversi tempi (dico dal secolo di Luigi in poi), o comparando uno scrittor d'un secolo a uno di un altro, o generalmente lo stile di un secolo a quel di un altro.
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Luigi
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