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      (9. Luglio 1823.). Veggasi la p.3347-9. e 3296. marg. ec.
     
      A proposito del verbo vexare che io dico esser continuativo di vehere34 e fatto da un antico participio vexus in vece di vectus, del che vedi la pag.2020. è da notare che sì altrove sì particolarmente ne' participii in us non è raro nella lingua latina lo scambio delle lettere s e t. Eccovi da intendo, intensus e intentus, onde intentare, come da vectus vectare; da ango, anxus ed anctus. V. Forc. ango in fine. V. p.3488. E così tensus e tentus da tendo e dagli altri suoi composti, del che ho detto altrove in proposito d'intentare. V. p.3815. Dico lo scambio giacchè, secondo [2929]me questi tali participii, come tensus e tentus, non sono che un solo pronunziato in due diversi modi per proprietà della lingua materiale. Onde vexus, cioè vecsus è lo stesso identicamente che vectus, e vecsare o vexare, per rispetto all'origine, lo stesso che vectare. Ma vexus si perdette, restando vectus, e forse fu più antico di questo, come vexare sembra esser più antico di vectare. Del resto da veho is exi è così ragionevole che venga vexus, come da necto is exi, nexus, onde nexare, compagno di vexare, e da pecto is exi, pexus (e notisi ch'egli ha eziandio pectitus) e da plecto is exi, plexus, onde amplexare ec. flecto is exi, flexus. (v. p.2814-15. marg.) ec. E quanto ai verbi che hanno o ebbero de' participii così in sus come in tus, vedi per un altro esempio fundere, che ha fusus ed ebbe anche futus, p.2821. e nitor eris che ha nixus, onde nixari, ed ebbe nictus, onde nictari, il qual esempio (v. la p.2886-7.) fa particolarmente al caso.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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