Se a questo discorso avessero posto mente quelli che appresso Varrone e Plinio sostituiscono il verbo pinsere al verbo pisare (o pisere, di cui poscia), riconosciuto pur da Diomede, e letto ancora da taluni appresso Persio [2933](v. Forcell. in pinso fine), non avrebbero forse pensato a bandire questo verbo. E meno ancora lo avrebbero fatto se avessero osservato questo medesimo verbo pisare appresso un Anonimo, de re architectonica, il quale non ho ora tempo d'investigar chi sia, se non è l'epitomatore di Vitruvio, ma certo al suo stile non par troppo recente, e vedi il suo passo nel Gloss. in Pisare. E meno se avessero guardato allo spagnuolo pisare (calcare, cal-pestare) e all'italiano pigiare ch'è il medesimo: e se in quel luogo di Varrone ficum et uvam passam cum piserunt, dov'essi ripongono pinserunt, avessero osservato l'evidente conformità con le solenni frasi vernacole pisar las uvas, pigiar le uve. E così se avessero posto mente al sostantivo piso onis, derivante da pisare o certo da pisus per pinsus, il qual sostantivo trovasi appresso il Forcell. e nel citato anonimo ap. il Glossar. e nello spagnuolo pison, onde pisonar ec. Vedi ancora nel Forcellini in pinso il luogo di Varrone l. 1. R. R. c. 63. con quel ch'ei ne dice: e il vocabolo Pisatio, dove non lodo quei che leggono spissatione.
[2934]In luogo di pisare, trovasi, e più spesso, pisere. Intorno a questo veramente avrei i miei dubbi, e credo più ragionevoli di quello de' sopraddetti che leggono sempre pinsere.
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