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      Tutto ciò ha luogo in ordine ai suoni elementari della favella, per rispetto all'alfabeto. L'alfabeto è la lingua col cui mezzo noi concepiamo e determiniamo presso noi medesimi l'idea di ciascuno dei detti suoni. Quegli che non conosce l'alfabeto, parla, ma non ha veruna idea degli elementi che compongono le voci da lui profferite. Egli ha ben l'idea della favella, ma non ha per niun conto le idee degli elementi che la compongono: siccome infinite altre idee hanno gli uomini, degli elementi e parti delle quali non hanno veruna idea nè chiara nè oscura che sia separata dalla massa delle altre: e questo appunto è il progresso dello spirito umano; suddivider le idee, e concepir l'idea delle parti e degli elementi delle medesime, conoscere [2950]che quella tale idea ch'egli teneva per semplice, era composta, o scompor quella idea ch'era stata semplice per lui finallora, e scompostala concepir l'idee delle parti di essa, sia di tutte le parti, sia d'alcuna. Nè altro è per l'ordinario una nuova idea37, che una porzione d'idea già posseduta, nuovamente separata dalle altre porzioni della medesima, e nuovamente determinata in modo ch'ella sussista da se, e sia idea da se, e da se si concepisca.
      Or questa determinazione si fa col mezzo della lingua, cioè con un vocabolo nuovo o nuovamente applicato. E non è difficilissimo il farlo, perocchè la lingua è già trovata e posseduta, e l'uomo ha chiare idee degli elementi che la compongono, cioè de' vocaboli, e facilmente si aggiunge alle cose trovate.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555