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      (14. Luglio 1823.)
     
      Il fanciullo, il cieco nato che abbia improvvisamente acquistato la vista, e tutti gli uomini di qualunque nazione, tempo, costume, gusto, opinione, considera la gioventù come bella in se più della vecchiezza. La gioventù quanto a se par bella a tutti assolutamente. Essa è per tutti una qualità bella (sì considerata negli uomini che negli animali per la più parte, e così nelle piante, e nel più delle specie che ne sono partecipi) ec. Questo consenso universale non prova punto che v'abbia una qualità essenzialmente e assolutamente bella per se medesima, o necessaria alla composizione del bello in nessun [2963]genere di cose (giacchè la convenienza non è una qualità che componga il bello, una parte che entri nella composizione del bello; ma il bello consiste in essa, essa è il bello, e viceversa il bello è convenienza e non altro).
      1. La gioventù si chiama bella, come si chiama bello un color vivo. Nè l'una nè l'altro meritano questo nome filosoficamente. La bellezza loro non è convenienza: ma il bello filosofico non è altro che convenienza. Quello che ci porta a chiamar bella la gioventù non è giudizio ma inclinazione. Il piacere che deriva dalla vista della gioventù non si percepisce per via del giudizio ma della inclinazione, e quindi non spetta alla bellezza. Altrimenti gli uomini diranno che l'esser donna assolutamente è bellezza, perch'essi veggono con più piacere una donna che un uomo. Ma le donne diranno al contrario. Queste qualità non hanno a far niente col bello filosoficamente definito.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555