Del resto il cieco nato, restando pur cieco, troverà certo più piacevole [2967]p.e. la voce giovanile che la senile, e tutte le altre sensazioni che gli verranno da persone giovani, in parità di circostanze, le troverà più piacevoli di quelle che gli verranno da persone vecchie; e l'idea ch'egli concepirà della giovanezza, qualunque ella sia, sarà per lui più piacevole, e, come si dice, più bella che la contraria, e piacevole e bella per se medesima. Ma tutto ciò sarà effetto della inclinazione, e non derivato originalmente dall'intelletto. ec.
2. La gioventù non è necessaria alla composizione del bello, neppur nelle specie nelle quali essa ha luogo. Essa ancora è una qualità relativa, eziandio considerandola dentro i termini d'una medesima specie di cose. P.e. parlando della specie umana, egli si dà un bel vecchio, niente meno che un bel giovane. V'è la bellezza propria del bambino, del fanciullo, della età matura, dell'età senile, della decrepita ancora, niente manco che quella propria dell'età giovanile. (Vedi Senofonte cap. 4. §.17. del Convito.) In molti [2968]casi la giovanezza ripugnando alle altre qualità dell'oggetto, ovvero a tale o tal altra circostanza estrinseca a lui relativa, ella non solamente non servirebbe a comporre il bello, ma gli nuocerebbe, lo distruggerebbe, e produrrebbe a dirittura il brutto, appunto in quanto giovanezza; di modo che quell'oggetto sarebbe brutto espressamente perchè giovane, quel composto sarebbe brutto precisamente in tanto in quanto la giovanezza v'avrebbe parte.
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Vedi Senofonte Convito
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