Segno che la letteratura è debol fonte e cagione e soggetto di universalità per una lingua, perocchè una lingua universale per la sola letteratura (e per questo lato fu veramente universale l'italiana a que' tempi, quanto mai lo sia stato alcun'altra fra le nazioni civili) non rende ?????????? le nazioni in ch'ella si spande, e non è mai se non materia di studio e di erudizione (????????). Quindi poco profonde radici mettono nell'altre lingue le sue parole: e terminata l'influenza della sua letteratura [3069]termina la sua universalità (non così, terminata l'influenza della nazion francese è terminata nè terminerà l'universalità della sua lingua, nè così della greca ec.), e si dimenticano e disusano ben presto quelle parole e modi che lo studio e l'imitazione della sua letteratura aveva forse introdotto nelle letterature straniere, ma non più oltre che nelle letterature. Quando in Francia a tempo di Caterina de' Medici, la nostra lingua si divulgò per altro che per la letteratura, allora l'italianismo nel francese non appartenne alla letteratura sola, e in questa medesima eziandio fu maggiore assai che negli altri tempi o circostanze, onde, non so qual degli Stefani, scrisse quel dialogo satirico del quale ho detto altrove più volte.
Il Menagio, Regnier Desmarais, il Milton ec. che scrissero e poetarono in lingua italiana, sono esempi non rinnovatisi, cred'io, rispetto ad alcun'altra lingua moderna, se non dipoi rispetto alla francese, e certo non dati nè imitati mai dagl'italiani, se non appresso [3070]parimente quanto al francese.
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