Ma eccovi i participii lectus, rectus, tectus, che da prima furono legitus ec. e poi contratti, mutarono il g in c. Resta dunque più che probabile che anche quei perfetti si pronunziassero col c, recsi, tecsi malgrado [3082]la loro derivazione grammaticale e quindi è altrettanto probabile che qualora nell'x doveva esservi il g, passasse in c, giacchè non v'è niuna ragione di più perch'ei dovesse far questo passaggio ne' detti perff. che in qualunqu'altra voce.
(2. Agosto. dì del Perdono. 1823.)
È cosa dimostrata e dalla ragione e dall'esperienza, dalle storie tutte, e dalla cognizione dell'uomo, che qualunque società, e più le civili, e massime le più civili, tendono continuamente a cadere nella monarchia, e presto o tardi, qualunque sia la loro politica costituzione, vi cadono inevitabilmente, e quando anche ne risorgono, poco dura il risorgimento e poco giova, e che insomma nella società non havvi nè vi può avere stato politico durabile se non il monarchico assoluto. È altrettanto dimostrato, e colle medesime prove, che la monarchia assoluta, qual ch'ella sia ne' suoi principii, qual ch'ella per effimere circostanze possa di quando in quando tornare ad essere per pochi momenti, tende sempre e cade quasi subito e irreparabilmente nel despotismo; perchè stante [3083]la natura dell'uomo, anzi d'ogni vivente, è quasi fisicamente impossibile che chi ha potere assoluto sopra i suoi simili, non ne abusi; vale a dire è impossibile che non se ne serva più per se che per gli altri, anzi non trascuri affatto gli altri per curarsi solamente di se, il che è nè più nè meno la sostanza e la natura del despotismo, e il contrario appunto di quello che dovrebb'essere e mai non fu nè sarà nè può essere la vera e buona monarchia, ente di ragione e immaginario.
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Perdono
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