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      E se la robustezza uscirà di tal proporzione, ei la condannerà, non come opposta alla delicatezza, quasi che la delicatezza fosse parte del bello, ma senza niuna relazione alla delicatezza, la condannerà come sproporzionata e fuor dell'ordinario in quel sesso. Laddove per lo contrario le nazioni civili esigono nelle forme donnesche tanta delicatezza quanta possa non uscir della proporzione, e piuttosto ne lodano l'eccesso che il difetto. E quando ne condannano l'eccesso, lo condannano solo in quanto eccesso, non in quanto di delicatezza, nè in quanto opposto alla grossezza e rozzezza; laddove l'uomo naturale condannando la soverchia robustezza non la condanna come robustezza, ma come soverchia secondo le proporzioni ch'egli osserva nel generale.
      [3088]Ecco dunque l'idea universale di tutte le nazioni ed epoche civili circa il bello umano (ch'è pur quel bello intorno a cui gli uomini convengono naturalmente più che intorno alcun altro) dirittamente opposta a quella dell'uomo naturale, quanto alla parte che abbiamo considerata. Dicasi ora che l'idea del bello è naturale ed insita, non che universalmente conforme, eterna, immutabile.
      E in questa differenza d'idee che abbiamo notata, qual è più conforme alla natura umana, più derivante dalla natura, e (se qui avesse luogo la verità) qual è più vera, più giusta, più ragionevole? Certo quella dell'uomo naturale. Dunque non si dica, come diciamo di tanti altri in tante occasioni, ch'egli non concorda con noi circa il bello, perchè non ne ha il fino senso, nè la mente atta a concepire il vero bello ideale.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555