(Il che noi diremo, cred'io, ancora degli Etiopi, il cui bello ideale umano è nero e non bianco, rincagnato, di labbra grosse, lanoso). Come mai può esser bella in una [3089]specie di animali la debolezza, la pigrizia? E pur tale ella è nell'uomo appo tutte le nazioni civili, perocchè la delicatezza non è senza l'una e l'altra, e da esse fisicamente nasce, e le dimostra necessariamente all'intelletto.
Sentimento e giudizio degli uomini di campagna circa la bellezza umana e la delicatezza. - Il qual sentimento e giudizio è certamente per le dette ragioni più giusto del nostro. Del nostro, uomini di fino senso e gusto, e profondi conoscitori del bello, è più naturale e quindi più giusto il sentimento e il giudizio di spiriti grossi, rozzi, inesercitati, ignoranti.
Quel che si è detto della delicatezza, dicasi di altre molte qualità che per consenso di tutti i secoli e popoli civili denno trovarsi nelle forme dell'uomo per esser belle; e che per natura non si trovavano, o non doveano trovarsi nelle forme dell'uomo, [3090]o vi si trovavano e dovevano trovarvisi le contrarie. Perocchè siccome l'animo e l'interiore dell'uomo e quindi i costumi e la vita, così anche le forme esteriori sono, in molte qualità, rimutate affatto da quel ch'erano negli uomini primitivi. E intorno a tutte queste qualità, il sentimento e il giudizio di tal uomini circa la bellezza umana corporale, differisce o espressamente contraddice a quello di tutte le nazioni ed epoche civili universalmente; e sempre è più ragionevole.
| |
Etiopi
|