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      (4. Luglio 1823.)
     
      Come le forme dell'uomo naturale da quelle dell'uomo civile, così quelle di una nazione selvaggia differiscono da quelle di un'altra, quelle di una nazione civile da quelle di un'altra; quelle di un secolo da quelle di un altro, per varietà di circostanze fisiche naturali o provenienti dall'uomo stesso; e (per non andar fino alle famiglie e agl'individui) è cosa osservata e naturale che gli uomini dediti alle varie professioni materiali (senza parlar delle morali, che influiscono sulla fisonomia, dei caratteri e costumi acquisiti, [3091]che pur sommamente v'influiscono, e la diversificano in uno stesso individuo in diversi tempi) ricevono dall'esercizio di quelle professioni certe differenze di forme, ciascuno secondo la qualità del mestiere ch'esercita e secondo le parti del corpo che in esso mestiere più s'adoprano o più restano inoperose, così notabili che l'attento osservatore, e in molti casi senza grande osservazione, può facilmente riconoscere il mestiere di una tal persona sconosciuta ch'ei vegga per la prima volta, solamente notando certe particolarità delle sue forme. Così si può riconoscere l'agricoltore, il legnaiuolo, il calzolaio, anche senz'altre circostanze che lo scuoprano.
      Qual è dunque la vera forma umana? Ed essendo diversissime e in parte contrarissime le qualità che di essa si osservano in intere nazioni, classi ec. di persone, benchè generalmente e regolarmente comuni in quella tal classe; come si può determinare esattamente essa forma secondo i capi delle qualità regolari e delle parti che regolarmente la compongono?


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555