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      Tutti questi effetti nei casi qui considerati, non hanno a far coll'assuefazione, e dimostrano per conseguenza che lo spirito dell'uomo [3206]può esser modificato e diversamente conformato da cause, circostanze e accidenti fisici diversi dalle assuefazioni. Così p.e. la luce è naturalmente cagione di allegria, siccome il suono, e le tenebre di malinconia; quella eccita sovente l'immaginazione, ed ispira; queste la deprimono ec. Un luogo, un appartamento, un clima chiaro e sereno, o torbido e fosco, influiscono sulla immaginativa, sull'ingegno, sull'indole degli abitanti, sieno individui o popoli, indipendentemente dall'assuefazione. Così una stagione, una giornata, un'ora nuvolosa o serena; il trovarsi per più o men tempo in un luogo qualunque oscuro o luminoso, senza però abitarvi, tutte queste circostanze fisiche, indipendenti dall'assuefazione e dalle circostanze morali, affettano, quali momentaneamente quali durevolmente, lo spirito dell'uomo, e variamente lo dispongono, e ne producono le assuefazioni, e le differenze di queste ec. ec. ec.
      (19. Agosto. 1823.). V. p.3344.
     
      Dimostrato che nell'idea del bello non convengono nè gli uomini naturali fra loro, nè gli spiriti incorrotti e semplici come quelli de' fanciulli, e quindi ch'essa idea non si trova una in natura; e che d'altronde gli uomini colti, savi, esercitati, profondi, [3207]gli artisti medesimi e i poeti ec. disconvengono circa il bello, ed anche in cose essenziali, più o meno, secondo la differenza delle nazioni, climi, opinioni, assuefazioni, costumi, generi di vita, secoli; disconvengono, dico, eziandio bene spesso dove credono di convenire (perocchè tra loro non s'intendono); disconvengono tra loro, e dai fanciulli, e dagli uomini o naturali o ignoranti; e che tali differenze circa l'idea del bello, si trovano fra individuo e individuo in una stessa nazione, si trovano in un medesimo individuo in diverse età e circostanze, si trovano, e costantemente, fra nazione e nazione, clima e clima, secolo e secolo, civili e non civili; si trovano fra barbari e barbari, dotti e dotti, ignoranti e ignoranti, selvaggi e selvaggi, colti e colti, più e men barbari, più e men civili, fanciulli e fanciulli, adulti e adulti, intendenti e intendenti, artisti ed artisti, speculatori e speculatori, filosofi e filosofi; dimostrato, dico, tutto questo, come ho già fatto in molti luoghi, viene a esser provato che il bello ideale, unico, eterno, immutabile, universale, è una chimera, poichè nè la natura l'insegna o lo mostra, nè i filosofi o gli artisti l'hanno mai scoperto o lo scuoprono, a forza di osservazioni [3208]e di cognizioni, come si sono scoperte e si scuoprono le altre idee stabili e invariabili appartenenti alle scienze del vero ec. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555