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      Tale si č [3325]la lingua italiana per se ed intrinsecamente. Ma ella č antica; cosa estrinseca; ed essendo antica non basta, nč si adatta tal quale ella č, a chi vuole scriver cose moderne in maniera moderna. Perciō forse potrā un uomo sano volere o concedere che una tal lingua si gitti e dimentichi come divenuta del tutto inutile, e che dando all'Italia una letteratura moderna propria, se le debba dare con essa insieme una lingua affatto nuova, come finora s'č fatto, o pigliandola dagli stranieri, ch'č pur quel che s'č fatto, o creandola di pianta, quasi niuna, o solo una imperfettissima e debole e scarsa e spregevole lingua, avesse avuto l'Italia per lo passato.
      Ma certo, come questo č assurdissimo, e siccome per prova veggiamo, dannosissimo; cosė quello č necessario, evidente e certo, che volendo dare alla moderna Italia una moderna letteratura, conviene non giā mutare la sua antica lingua, nč disfarla, nč rinnovarla, ma salvi i suoi fondamenti, l'indole e proprietā sua, e tutti i suoi pregi secondo le loro speciali e proprie qualitā, rimodernarla, e fare in modo che la lingua [3326]moderna italiana illustre sia propriamente una continuazione, una derivazione dell'antica, anzi la medesima antica lingua continuata, niente meno che la francese dell'ultima metā del passato secolo, e quella del presente, non sono altra che quella del tempo di Luigi XIV. continuata di mano in mano.
      Or questo ai francesi fu facile, perchč la loro letteratura non fu interrotta per alcun tempo, da Luigi in poi; laonde la loro lingua fu sempre continuata naturalmente e senza sforzo, e sempre successivamente modificandosi secondo i tempi, fu in ciascun tempo moderna, ma una in tutti i tempi considerati insieme.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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