A noi bisogna far forza alle cose, e quasi scancellare e annullare o nascondere il fatto, cioè governarci in modo che quel che fu, apparisca non essere stato, e la lingua italiana sembri non essere stata per alcun tempo interrotta, ma continuamente avanzata e modificata sino a divenir propria e conforme e conveniente all'odierna Italia ed alla sua moderna letteratura.
Quindi si consideri le grandissime difficoltà ed ostacoli che si attraversano, le angustie [3327]che stringono, la vera infelicità della condizione in cui si trova oggidì l'italiano che aspiri ad esser scrittor classico, cioè pensare originalmente, dir cose proprie del tempo, dirle in modo proprio del tempo, e perfettamente adoperare la sua lingua, senza le quali condizioni, e una sola che ne manchi, non si può mai nè pretendere giustamente, nè ragionevolmente sperare l'immortalità letteraria. (Alla quale, e sia detto per incidenza, ben raro o niuno è che giungesse per mezzo di opere scritte in lingua non sua; come se noi spaventati dalle difficoltà che ho detto e son per dire, volessimo scrivere in francese piuttosto che in italiano.)
Un italiano ancorchè pienamente istruito in tutto ciò che si richiede oggidì in qualsivoglia luogo a un perfetto uomo di lettere, ancorchè sommamente ricco d'immaginazione e di cuore, ancorchè fecondissimo e gravido di pensieri propri, importantissimi, profondissimi, novissimi, d'invenzioni, d'idee d'ogni genere convenientissime al tempo; ancorchè osservatore, meditatore, ragionatore senza pari; ancorchè peritissimo di tutte l'arti e artifizi dello [3328]stile; volendo perfettamente scrivere in italiano, ed essendo, per ogni altro riguardo, capacissimo di perfettamente scrivere; si trova mancare affatto della lingua in cui possa farlo, non solo perfettamente, ma pur mediocrissimamente.
| |
Italia
|