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      E così facendo, troverà, e sempre più si persuaderà, che siccome della lingua greca si dice, così della italiana si può dire, lei essere veramente infinita, e tale ch'egli è impossibile di tutta abbracciarla, e mai non viene quel giorno che nuove conoscenze intorno a essa lingua non si possano [3330]acquistare, nè che il cammino sia terminato. Ma senza andare agli eccessi; sebbene nulla v'ha qui d'esagerato; senza però voler conservare una troppo grande esattezza nel ragionamento; supponendo ancora, com'è il vero, che un grande e felice ingegno possa arrivare a comprender coll'animo e possedere, se non tutta quanta la nostra lingua, pur tanta parte di lei che la cognizione e la domestichezza d'essa parte, gli basti a poter sulle fondamenta, sull'ordine, sul disegno dell'antica lingua fabbricare come una continuazione d'edificio la moderna; veggasi quanto a costui convien travagliare innanzi di poter far uso de' suoi pensieri. Ella è cosa certa che la vera cognizione e padronanza di una lingua come l'italiana, domanda, per non dir troppo, quasi una metà della vita, e dico di quella cognizione e padronanza ch'è indispensabile a chiunque debba veramente ristorarla. Ma la scienza, la sapienza, lo studio dell'uomo, non domandano tutta la vita? e quella immensa moltiplicità di cognizioni piccole e grandi, quella universalità che [3331]si richiede oggidì quasi generalmente a ogni uomo di lettere, ma ch'è sommamente necessaria al filosofo; la cognizione ed uso e pratica di tante altre lingue antiche e moderne e de' loro autori, letterature ec. domandano poca parte di tempo?


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555