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      E così con mio dispiacere predìco che seppur avremo mai più lingua moderna propria, questa non nascerà dall'antica nè a lei corrisponderà, ma nascendo dalla nuova letteratura, a questa sarà conforme: ed essendo di origine straniera, ci si verrà appoco appoco appropriando e pigliando forme nazionali (quai ch'elle saranno per essere; non già le antiche) a proporzione che la nuova letteratura diverrà nazionale, e metterà radici in Italia, e si nutrirà e crescerà del nostro terreno, e produrrà frutti propri italiani. A questo mi conduce il considerare che nè i nostri antichi scrittori nè i moderni o antichi di nazione alcuna presente o passata, furono mai pensatori, originali ec. scrivendo in altra lingua che in quella del loro secolo e in quella usata generalmente [3334]da' nazionali, e che loro veniva alla penna spontanea, ben da loro assai volte (come da Cicerone) raffinata, riformata, accresciuta, perfezionata, ma non mai per solo studio appresa, per solo studio quasi ricreata. Al quale immenso travaglio, ed alla continua difficoltà di scrivere e perfettamente scrivere in una tal lingua ancor dopo appresa, formata e posseduta, è quasi impossibile trovare un pensatore originale, un gran filosofo, un uomo di genio e di grande immaginazione, che si assoggetti; o che assoggettandocisi, si conservi in se stesso e ne' suoi scritti, pensatore, filosofo, originale; senza di che sarebbe inutile l'esservisi assoggettato. Non altrimenti che siano inutili allo scopo di dare all'Italia lingua e letteratura moderna propria, coloro che oggi si sforzano di scrivere in buono italiano, da' quali è rimota ogni sorta di pensiero, non solo nuovo ma moderno, e che avendo a nominar qualche cosa moderna, la nominano o accennano copertamente, e avendo talvolta a mostrare qualche conoscenza, qualche idea di quelle che i nostri antichi non avevano, si fanno un pregio e un dovere di non farlo che dissimulatamente, fingendosi [3335]il più che possono ignoranti di quanto gli antichi ignoravano.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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