Il genio, da cui principalmente pende e nasce la facoltā poetica e la filosofica, non si misura a palmi, come ciō che si richiede a esser medico o geometra. Quindi nasce che quello ch'č pių raro tra gli uomini tutti si credano possederlo. E quindi č che le due pių nobili, pių difficili e pių rare, anzi straordinarie, facoltā, la poesia e la filosofia, tutti credano possederle, o poterle acquistare a lor voglia. Oltre che il genio non puō essere nč giudicato, nč sentito, nč conosciuto, nč aperįu che dal genio. Del quale mancando quasi tutti, nol sentono nč se n'avveggono quand'ei lo trovano. E il gustare, e potere anche mediocremente estimare il valor delle opere di poesia e di filosofia, non č che de' veri poeti e de' veri filosofi, a differenza delle opere dell'altre facoltā. ec.
[3386]E qui si consideri il divario fra gli antichi e i moderni tempi. Chč fra gli antichi i filosofi, e massime i poeti, avevano senza contrasto il primo luogo, se non nella fortuna (molti filosofi l'ebbero ancora nella fortuna, come Pitagora, Empedocle, Archita, Solone, Licurgo ed altri de' pių antichi, che furono padroni delle rispettive repubbliche), certo nella estimazion pubblica, non solo dopo morte, ma durante la loro vita. E pure molti pių erano allora che oggidė quelli che potevano esser poeti, perchč l'immaginazione era signora degli uomini; e la debole filosofia di que' tempi non distingueva gran fatto i filosofi da' volgari, nč molto si richiedeva per giungere alle loro cognizioni, e per salire alla loro altezza.
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Pitagora Empedocle Archita Solone Licurgo
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