Con le quali condizioni, nè anche queste (che sono in molto maggior numero dell'altre sopraddette) non riuscirebbero nè latinismi nè grecismi ec. per le stesse ragioni. [3407]Ovunque si senta latinità, grecità ec. o un sapore di non nazionale, indipendentemente dalle cognizioni ec. del lettore, e per propria qualità della parola o frase, o del modo in ch'ella è adoperata, quivi è latinismo, grecismo ec. quivi barbarismo, quivi sempre vizio. E siccome nei contrarii casi suddetti, malgrado la vera novità, niun vizio, anzi pregio vi sarebbe; così in questo caso, niun pregio sarebbevi, e sempre vizio, quando anche la novità non fosse vera, cioè quando bene quella tal parola ec. avesse già esempio d'autor classico nazionale, e n'avesse ancor molti; sia che in tutti questi ella stesse parimente male, o che stando bene in questi, ella stesse male nel dato caso, perchè non intelligibile o difficile a intendere, perchè male adoperata, e senza i debiti riguardi, e in occasione e con circostanze non opportune ec. Similmente accade e si dee discorrere intorno alle parole antiquate. La novità in una lingua, o la rarità ec., insomma il pellegrino, da qualunque luogo sia tolto (o da' forestieri, o dagli antichi classici nazionali ec.), deve sempre parere una [3408]pianta, bensì nuova nel paese o rara, ma nata nel terreno medesimo della lingua nazionale, e non pur della nazionale, ma della lingua di quel secolo, della lingua conveniente a quel genere a quello stile a quel luogo della scrittura.
| |
|