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      Certo ben pochissime sono quelle poesie qualunque, che ottengano il detto scopo; e quelle qualunque pochissime che l'ottengono, non sono e non possono esser altro che grandi, insigni, famose e vere poesie. Or fate che il dramma dopo avervi mosso all'odio verso il malvagio, ve lo dia, per cosė dir nelle mani, legato, punito, giustiziato. Voi partite dallo spettacolo col cuore in pienissima calma. E come no? qual vostro affetto resta superiore agli altri? non rimangon tutti in pienissimo equilibrio? e una poesia che lascia gli affetti de' lettori o uditori in pienissimo equilibrio, si chiama poesia? produce un effetto poetico? che altro vuol dire essere in pieno equilibrio, se non esser quieti, e senza tempesta nč commozione alcuna? e qual altro č il proprio uffizio e scopo della poesia se non il commuovere, cosė o cosė, ma [3456]sempre commuover gli affetti? E quanto all'equilibrio, vedete: da una parte l'odio e l'ira che avevate concepita, dall'altra la vendetta che placa e sfoga l'uno e l'altra; di qua il desiderio, di lā l'oggetto desiderato, cioč il castigo del malvagio. Le partite sono uguali; l'affare č finito, il negozio
      č terminato, gl'interessi pareggiati: voi chiudete il vostro libro de' conti e non ci pensate pių. Infatti l'uditore si parte dal dramma di lieto fine non altrimenti che chi abbia ricevuto un'offesa e fattone piena e tranquilla vendetta, o ne sia stato pienamente soddisfatto, il quale torna a casa e si corica colla stessa placidezza e coll'animo cosė riposato, come se non gli fosse stata fatta alcuna offesa, e di questa non serba pensiero alcuno.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555