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      Perocchè la timidità è abito di temer la vergogna, la quale assai facilmente e spesso incontra chi teme e fugge i pericoli. Onde il temer la vergogna, ch'è male, per così dire, interno e dell'animo, giacchè nulla nuoce al corpo nè alle cose esteriori, ed opera sul pensiero solo, ed ai sensi non dà noia; fa che l'uomo non tema i danni esteriori, e non fugga e, bisognando, affronti il pericolo ed eziandio la certezza di soffrirli, preponendo i mali o i pericoli esterni e materiali agl'interni e spirituali, [3490]e l'anima, per così dire, al corpo; e volendo innanzi soffrire ne' sensi, nella roba ec. che nello spirito, e morire piuttosto che patir la pena della vergogna. Chè in questo e non altro consiste quel coraggio che viene da sentimento di onore, e gli effetti del medesimo. Il qual coraggio ha origine e fondamento, anzi è esso stesso una spezie di timidità, o certo una spezie di qualità contraria alla sfrontatezza, all'impudenza, all'inverecondia.
      (21. Sett. Festa della Beatissima Vergine Addolorata. 1823.). V. la pag. seg.
     
      Non si dà nella orazione, qualunque ella sia, tratto veramente sublime, in cui il lavoro non ceda di grandissima lunga alla materia, cioè dove l'altezza e il pregio del pensiero, dell'immagine, e simili, non vinca d'assaissimo la nobiltà, l'eleganza, e il pregio dell'espressione e dello stile. Una sola virtù dell'espressione può e deve, in un luogo ch'abbia ad esser sublime, andar di pari coll'altezza del concetto, e questa si è la semplicità, o vogliamo dir la naturalezza e l'apparenza della sprezzatura.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





Beatissima Vergine Addolorata