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      Come può per alcun modo o in alcuna parte entrar nella mente nostra una tutt'altra natura?
      Certo l'uomo desidererà sempre di esser liberato dai dolori e dai mali ch'egli effettivamente prova, e di conseguire quelli ch'ei crederà beni in questa vita, e di esser felice in questo mondo in ch'egli vive. E non potendo mai lasciare di desiderarlo niente più ch'ei possa ottenerlo, e la religion cristiana non soddisfacendo a questo suo unico e perpetuo desiderio, nè promettendogli di soddisfarlo mai per niun modo, anzi non dandogliene speranza alcuna, segue che le speranze cristiane non sieno atte a consolare effettivamente [3506]il mortale, nè ad alleviare i suoi mali nè i suoi desiderii. E la felicità promessa dal Cristianesimo non può al mortale parer mai desiderabile, se non in quanto infinita, anzi in quanto perfetta (chè infinita e non perfetta nol contenterebbe), e in quanto felicità, astrattamente considerata, ma non già in quanto tale qual ella è, e di quella natura di ch'ella è. Ed oso dire che la felicità promessa dal paganesimo (e così da altre religioni), così misera e scarsa com'ella è pure, doveva parere molto più desiderabile, massime a un uomo affatto infelice e sfortunato, e la speranza di essa doveva essere molto più atta a consolare e ad acquietare, perchè felicità concepibile e materiale, e della natura di quella che necessariamente si desidera in terra.
      Osservisi che di due future vite, l'una promessa l'altra minacciata dal Cristianesimo, questa fa sul mortale molto maggior effetto di quella.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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