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      Allora dunque i vecchi furono (nella gran società) molto meno stimabili e stimati, quanto alla virtù ed all'onestà, che i giovani ec.; molto più tristi, svergognati, [3522]finti, coperti, furbi, traditori, malvagi insomma, alieni dal ben fare, e dannosi, o inclinati a far danno, a' compagni e alla società. Laddove quei dell'altre età, e massime i giovani, furono molto più degni di stima e molto più utili o men dannosi, perchè meno corrotti; più buoni perchè più naturali; più proprii a ben fare, più misericordiosi, più benefici, perchè men freddi, più generosi per natura dell'età, men guasti dall'esempio e dalle cattive massime, o non ancor guasti ec. 3. Passata che fu la corruzione sociale di gran lunga oltre il mezzo, e giunta, si può dire, al suo colmo, nel quale oggidì si trova e riposa, ed è, a quel che sembra per riposar lungamente o in perpetuo; non fu e non è bisogno di molta nè lunga esperienza nè d'assai mali esempi per corrompere negl'individui la sempre buona natura ed indole primitiva; nascono, si può dir, gli uomini già corrotti; il primitivo, e seco la virtù ed ogni sorta di bontà effettiva, è sparito quasi onninamente dal mondo; il giovane, anzi pure il fanciullo, in brevissimo tratto è maturo e vecchio di malizia, [3523]di frode, di malvagità, e conosce il mondo assai più che i vecchi stessi per lo passato non facevano ec. Quindi per ben contrarie cagioni e con ben contrari effetti (veggasi la p.3517-8.) son tornate le cose appresso a poco nel loro stato primiero.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555