[3530]E ciò bene spesso non tanto come cagioni, quanto appunto come segni di allegria; non tanto a produrla dirittamente, quanto a dimostrarla; non tanto a divertir gli animi dal dolore e dalla mestizia, quanto a persuaderli che non ve ne sia ragione, o che questa sia minore che non è. Nelle pesti o contagi si vieta il sonar le campane a morto. Nelle sconfitte si cela al popolo il successo, si proibisce ogni segno di lutto pubblico, si accrescono le feste, si fingono e spargono ancora delle novelle tutte contrarie al vero e piene di felicità. È proprio del buon capitano il mostrarsi lieto o indifferente a' suoi soldati dopo un rovescio ricevuto, dopo la nuova di un disastro ec. (Queste cose appartengono ancora al discorso del timore). Così negl'individui. L'afflitto si consola bene spesso o si rallegra, non tanto colla distrazione, quanto col dar segni a se stesso d'esser lieto o consolato, col canto, con altri atti ed operazioni d'uomo allegro o indifferente. Alla prima nuova, o al primo avvedersi in qualunque modo di un danno, di una sciagura ec., l'animo fa sovente ogni sforzo prima per non creder il fatto, ancorchè veduto cogli occhi propri, o con altri sensi ec. o per non [3531]credere che sia sciagura, poi per crederla molto minore ch'ei non è, poi alquanto minore, passando così più o meno rapidamente di mano in mano e di grado in grado per questi vani tentativi fino all'intera cognizione e forzata persuasione della vera grandezza del male, o fino a quell'ultimo tentativo che riesce, restando l'animo in una persuasione più o manco inferiore al vero.
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