Il perfetto coraggio ne' pericoli ch'esigono operazione, ha molti più esempi reali che l'altro sopra descritto, e non è certamente una pura idea come forse l'altro lo è. L'uomo che pensa a combattere il pericolo, e che in effetto è occupato esteriormente a combatterlo, si può dir che non pensa al pericolo, bench'ei perfettamente l'intenda. Quella cura ed attività esteriore ed interiore è una specie di potentissima, efficacissima e total distrazione che diverte l'immaginativa [3539]e l'intelletto dal pensiero, dalla considerazione, dalla contemplazione, per così dire, e dalla vista di quel pericolo medesimo, a cui ella è tutta intenta di riparare, ed al qual solo ella è rivolta. Essa occupa tutto l'animo, essa è cura di provvedere al pericolo; ed occupando tutto l'animo non gli lascia luogo a considerare il pericolo per se stesso semplicemente. Egli è quasi impossibile a un uomo o ad un vivente il trovarsi in un gran pericolo, conosciuto e considerato come tale, e affissandosi in esso col pensiero senza distrazione alcuna, e pienamente e semplicemente comprendendolo per se stesso, e considerandone e rappresentandosene sia colla fantasia o anche col solo intendimento e ragione, tutta la qualità e la grandezza, e il danno che seguirebbe dal suo tristo esito, e riguardando questo come gran danno realmente; contuttociò non temere, e restare in perfettissima indifferenza e calma interiore ed esteriore.
Quel che ho detto sin qui del coraggio e del timore nel pericolo, cioè nel dubbio del danno futuro, si applichi proporzionatamente al coraggio e al timore che hanno luogo nella certezza del danno futuro imminente, o più o men prossimo.
| |
|