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      Ben credo che il detto nominativo non si trovi, ma neanche, io credo, questo secondo, e quello mi par più conforme all'analogia di coniux ec. Dicesi ancora biiugus a um.
      (29. Sett. Festa di S. Michele Arcangelo. 1823.)
     
      Radice monosillaba di capio, come altrove ec. For-ceps. Di facio For-fex.
      (29. Sett. 1823.)
     
      Scambio del g e del v di cui altrove. [3548]Parvolo, parvulo, parvulino (vera pronunzia, da parvulus, e nondimeno disusata). - Pargolo (antico), pargoletto, pargoleggiare ec. (moderni ed usati).
      (29. Sett. 1823.)
     
      Insetare (che noi volgarmente ma più correttamente diciamo insitare, e forse così tutti fuor di Toscana, come anche diciamo insito per innesto) è continuativo di insero-insevi-insitus (diverso da insero erui ertum); e ben s'ingannerebbe chi lo facesse tutt'uno coll'altro insetare (da seta) come par che faccia la Crusca. Il franc. enter forse ha la stessa origine, se non è fatto dal nome ente. Gli spagnuoli hanno in questo significato il verbo originale enxerir (insero, insitum o ertum), come ancor noi l'abbiamo oltre al sopraddetto, ma tra noi è tutto poetico, cioè introdotto da' poeti, e da loro usato; benchè da essi pigliandolo, anche in prosa ben l'useremmo.
      (29. Sett. 1823.)
     
      Il fine del poeta epico (e simili, e in quanto gli altri gli son simili), non dev'esser già di narrare, ma di descrivere, di commuovere, di destare [3549]immagini e affetti, di elevar l'animo, di riscaldarlo, di correggere i costumi, d'infiammare alla virtù, alla gloria, all'amor della patria, di lodare, di riprendere, di accender l'emulazione, di esaltare i pregi della propria nazione, de' propri avi, degli eroi domestici ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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