Festa di San Michele Arcangelo. 1823.)
Alla p.3550. Il narrare non dev'essere al poeta epico che un pretesto, la persona di narratore non dev'essere a lui che una maschera, come al didascalico la persona d'insegnatore. Ma questo pretesto, questa maschera ei deve sempre perfettamente conservarlo, ed esattamente (quanto all'apparenza e come al di fuori) rappresentarla, in modo ch'ei sembri sempre essere narratore e non altro. E così fecero tutti i grandi, incluso Dante che non è epico, ma il cui soggetto è narrativo, sebben ei dà forse troppo talvolta in dissertazioni e declamazioni ma torno a dire, il suo poema non è epico, ed è misto di narrativo e di dottrinale, morale ec.
(29. Sett. dì di S. Mich. Arcang. 1823.)
Alla p.3388. Il vino (ed anche il tabacco e simili cose) e tutto ciò che produce uno straordinario vigore o del corpo tutto o della testa, non pur giova all'immaginazione, ma eziandio all'intelletto, ed all'ingegno generalmente, alla facoltà di ragionare, di pensare, e di trovar delle verità ragionando (come ho provato più volte per esperienza), all'inventiva ec. Alle volte per lo contrario giova sì all'immaginazione, sì all'intelletto, alla mobilità del pensiero e della mente, alla fecondità, alla copia, alla facilità e prontezza dello spirito, del parlare, del ritrovare, del raziocinare, del comporre, alla prontezza della memoria, alla facilità di tirare le conseguenze, di conoscere i rapporti ec. ec. una certa debolezza di corpo, di nervi ec. [3553]una rilasciatezza non ordinaria ec. come ho pure osservato in me stesso più volte.
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