3417-9. che il linguaggio propriamente poetico in Italia non fu pienamente determinato, stabilito, e distinto e separato dal prosaico, se non dopo il cinquecento, e massime in questo e nella fine dell'ultimo secolo; così si deve dire del linguaggio prosaico, quanto all'essere così esattamente determinato ch'ei non possa mai confondersi col poetico, nè dar nel poetico senza biasimo ec. Il che non ha potuto perfettamente essere finchè i termini fra questi due linguaggi non sono stati fermamente posti, e chiaramente precisamente [3564]incontrovertibilmente segnati, tirati, descritti. Onde il linguaggio perfettamente proprio e particolare della prosa, e il perfettamente proprio e particolare della poesia sono dovuti venire in essere a un medesimo tempo, e non prima l'uno che l'altro (o non prima esser perfetto ec. ec. l'uno che l'altro, e crescer del pari quanto alla loro prosaicità e poeticità); perchè ciascun de' due è rispettivo all'altro ec. ec.
(30. Sett. 1823.)
Alla p.2911. marg. La lingua ebraica è poetica ancor nella prosa, per quella sua estrema povertà, della quale altrove ho ragionato, mostrando come in ciascuna sua parola cento significati si debbano accozzare e si accozzino, conforme accadde a principio in ciascheduna lingua, finchè col variare o per inflessione, o per derivazione, o per composizione, o con altra modificazione le poche radici a seconda de' loro vari significati, si venne d'una sola parola a farne moltissime, e di poche, infinite; per modo che ciascun significato de' tanti che dapprima erano riuniti in un solo vocabolo, non per esser trasportato ad altra parola, ma come per suddivisione o emanazione o altra varia modificazione di [3565]quello stesso primo vocabolo, ebbe una parola per se, o con poca e discreta compagnia d'altri significati.
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