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      Ebbero i mori in Ispagna un'estesissima letteratura, e piene sono le biblioteche spagnuole e straniere delle loro opere (alcune, come quelle di Averroe, note per traduzioni e celebri in tutta Europa). Nč per tanto poterono essi introdurre nč lasciare la loro letteratura (ch'era pur l'unica a que' tempi in Europa) tra gli spagnuoli che niuna ne avevano; nč la loro civiltā (altresė unica); nč col mezzo ed aiuto di questa e della letteratura, la loro lingua; nč poteron fare che nella Spagna mezza coperta e dominata da stranieri di diversissimo linguaggio e costume, [3582]e questi civili e letterati, e ciō per lunghissimo tempo, non si conservasse la lingua indigena, quanto č al popolo, assai meglio che nelle altre nazioni partecipi della stessa lingua, le quali non ebbero mai stranieri nč civili nč letterati, e quei barbari che ebbero, o gli ebbero per molto minore spazio di tempo, o ben tosto naturalizzati di costumi, di religione ec.
      Al contrario della Spagna, e della Grecia, i franchi nelle Gallie mescolarono ben tosto coi nazionali ogni cosa; genere, sangue, nozze, costumi, lingua, fede, mutando i vincitori barbari tutte le lor qualitā e il lor carattere istesso in quello de' vinti civili. Cosė proporzionatamente in Italia i goti, i Longobardi ec. Or questa mescolanza appunto nocque alla conservazione delle qualitā indigene in questi due paesi, e nominatamente a quella della lingua, della qual discorriamo. I franchi non poterono divenir Galli, nč i goti ec. italiani, senza che i Galli divenissero in molte parti Franchi, (come appunto poi sempre si chiamarono e chiamano), e gl'italiani goti.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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