1823.)
A proposito del detto da me altrove sopra il verbo necessitare, notinsi i verbi felicitare, debilitare, nobilitare, impossibilitare, facilitare, difficultare, ereditare e simili che son fatti evidentemente da [3630]felicità, eredità e simili, ovvero da felicitas, hereditas ec.
(8. Ott. 1823.)
Quanto fosse incerta l'ortografia stessa italiana (che oggi è la più giusta di tutte) anche nel 600, cioè nel secolo dopo il miglior secolo della nostra letteratura, veggasi la prefazione all'ortografia del Bartoli, (uomo che fra tutti del suo tempo, e fors'anche di tutti i tempi, fu quello che e per teoria e scienza e per pratica, meglio e più profondamente e pienamente conobbe la nostra lingua), e il consiglio che quivi egli dà a chi vuole scrivere, di pigliarsi cioè o di formarsi un'ortografia a suo modo, e quella sempre seguire; consiglio che niuno certamente darebbe oggi in Italia ad alcuno, nè vi sarebbe più che una ortografia da poter pigliare cioè scegliere ec. Ma al contrario era allora, dopo tre secoli e più che si scriveva la nostra lingua, e ciò da letterati, non sol per uso della vita.
(8. Ott. 1823.)
Le forme regolari e perfette ec. de' participii e supini (e anche de' perfetti e lor dipendenze) della seconda e terza maniera massimamente, da me [3631]stabilite e richiamate nei verbi che più non le hanno, sono, oltre gli altri argomenti, confermate da' verbi delle stesse maniere che ancor le hanno, e che ne' participii o supini son regolari e perfetti, sia ch'essi abbiano anche degl'irregolari, o che gl'irregolari solamente; e ch'essi sieno regolari e perfetti in tutto, o che senza ciò lo sieno ne' participii o supini.
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Bartoli Italia
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