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      Quindi è che l'invenzione del linguaggio, così com'ella è maravigliosissima, è pur comune a tutti i popoli, anche a' più separati e più barbari.
      Ma è forse altrettanto della scrittura alfabetica? Questa non era necessaria alla diffusione del genere umano. Bensì ell'è necessarissima alla sua civiltà, bensì ell'è comune a tutte le nazioni civili, e a quelle che il furono ec. moltissime di numero, bensì ell'è antichissima, e la caligine de' tempi nasconde la sua origine; ma perciò ch'ella non fu pur più moderna della divisione dell'uman genere, non si troverà nazione alcuna divisa dall'europee ec. ec., per molto sociale ec. ec. ch'ella sia, la quale conosca la scrittura alfabetica, o che la conoscesse prima di riceverla da noi. La China così colta, ha una scrittura, ha libri, ha letteratura ec., ma l'alfabeto non già. I Messicani avevano una scrittura, ma di alfabeto neppur l'immaginazione. E ciò perchè l'invenzione dell'alfabeto (come [3671]ho sostenuto altrove, e come si può confermare con questo discorso) fu sola una, e mai non si rinnovò, e chi non ebbe e non potè aver notizia dell'alfabeto, direttamente o indirettamente, dal primo o da' primi che l'inventarono, o fin ch'e' non l'ebbe di là, mai non ebbe alfabeto, mai non l'inventò esso (in immenso spazio di tempo), nè gliene venne pure in pensiero. La China ne ha avuto notizia, ma non l'ha adottato, per la natura sua, e per la difficoltà di mutare o distruggere le usanze antichissime e universali nella nazione, e collegate con cento altre che converrebbe pur mutare (come lo è la scrittura chinese colla letteratura, e quindi coi costumi, coll'istruzione popolare ec. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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