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      Perocchè s'anche e' divennero col tempo monottonghi, e ciò fino nella migliore età della lingua latina (come i comuni ae oe ec.), ciò tuttalvolta, anzi più che mai, dimostra che gli antichi latini (de' quali nel detto discorso si parla) pronunziavano sì rapidamente le vocali successive e concorrenti, ch'e' le tenevano tutte insieme (o due o più che fossero) per una sillaba sola, e tale le facevano essere nella pronunzia, e sovente nella scrittura [3686]e ne' versi più o men regolari, più o men rozzi e informi, e massime ne' ritmici, che certo furono propri de' più antichi, come poi de' più moderni, invece de' metrici, o più di questi ec. ma eziandio ne' metrici, ec. ec.
      (14. Ott. 1823.)
     
      Alla p.2903. - e conspico o conspicor, despico (v. Forc. in despicatus) e despicor, (e s'altro tale ve n'ha da specio o da' suoi vari composti), a proposito del quale, benchè conspicor si trova ordinariamente in senso nè più nè meno di conspicio, cioè per nulla continuativo, nondimeno è da notare il luogo di Varrone, ap. Forcell. Contemplare et conspicare, idem esse apparet. Dunque conspico è propriamente di significazione continuativo. Vedi ancora l'altro luogo di Varrone dove conspicor è passivo ap. Forcell. ibid. cioè in Conspico.
      (14. Ott. 1823.)
     
      Ignotus, ch'è specie di participio, attivamente preso per qui non novit. V. Forcell.
      (14. Ott. 1823.)
     
      Nella mia teoria de' continuativi ho discorso in differente luogo di exercitare e di arctare, quello continuativo di exerceo, questo di arceo. Nótisi che exerceo è un de' composti di arceo (almeno così giudico), come coerceo, onde forse (sebbene ei [3687]fa coercitum) è coarctare ec. come ho detto parlando di arctare ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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