[3708]E i perfetti (con lor dipendenze): 1a avi (antic. ai), 2.a evi (ant. ei, più mod. ui), 3a i preceduto dalla ultima radicale del tema, 4a ii (antica ma conservata) ed ivi (posteriore).
(16. Ott. 1823.)
Alla p.3698. P.e. solutum, volutum, non sono che o modi di pronunziare o scrivere o di pronunziare e di scrivere i regolari supini volvitum, solvitum e simili, che non son pochi; o contrazione di essi supini regolari, fatta per l'elisione dell'i e non altro (giacchè l'u e il v, come dico, sono una stessa lettera)171 contrazione ed elisione ordinaria, e si può dir, regolare (per il suo grand'uso) sì ne' verbi della terza, come dictum per dicitum ec. ec., sì in quelli della seconda, come doctum per docitum (che non si ha, mentre si ha nocitum, placitum, tacitum, habitum ec. e non noctum ec.: vedi la p.3631) ec. ec.
(16. Ott. 1823.)
Alla p.3689. princ. Vivesco non ha perfetto nè supino neppur tolto in prestito. Ma il suo composto revivisco ha revixi. Ora il Forcell. conviene che questo non è suo ma di revivo, e ne conviene quantunque revivo, com'ei dice, a nemine est, quod sciam, usurpatum, si unum excipias Paulin. Nolan. ec. [3709](e v. il Gloss.). Perchè dunque non conviene egli che p.e. scivi scitum non sia di scisco ma di scio, ch'è pur verbo ab omnibus usurpatum? che suevi suetum non sia di suesco ma di sueo, benchè questo a nemine sit usurpatum? Del resto il trovarsi pure revivo, conferma la mia sentenza che tutti i verbi in sco sieno fatti da un altro analogo, sebbene non sempre noto; e il vedere che revivisco fa revixi e revictum (dimostrato da revicturus, se questo non è di revivo), come appunto revivo, conferma che i perfetti e supini de' verbi in sco, se gli hanno, sieno sempre tolti in prestito da' verbi originali, e non mai loro propri, o ch'essi mai non gli ebbero (ma nosco p.e. ebbe il supino suo proprio, noscitus, come a pp.
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Forcell Paulin Gloss
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