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      Or questo medesimo è quello che nello studio delle lingue altrui dee fare in noi, in luogo dell'esperienza, l'ingegno e il giudizio nostro; cioè mostrarci, non per prova, come fanno gli scrittori nostri classici, ma per discernimento e forza di penetrazione, e finezza e giustezza di sentimento, benchè sprovveduto di prova pratica, che tali e tali vocaboli e modi sono italianissimi per potenza, onde a noi sta il renderli tali di fatto, sieno o non sieno ancora stati resi tali dall'uso, o da parlatore, o da scrittore veruno; chè ciò a' soli pedanti dee far differenza, e soli [3740]essi ponno disdire o riprendere che tali voci e forme (greche, latine, spagnuole, francesi, o anche tedesche ed arabe ed indiane d'origine, di nascita e di fatto) italianissime per potenza, si rendano italiane di fatto, senza l'esempio di scrittori d'autorità; siccome essi soli ponno concedere e lodare che mille e mille vocaboli e modi niente italiani per potenza, (qualunque sia la loro origine), pur si usino, perchè usati da scrittori classici che infelicemente li derivarono d'altronde, o dalle italiane voci e maniere, o li inventarono. Questi mai non furono nè saranno veramente italiani di fatto (se non quando l'uso e l'assuefazione appoco appoco li rendesse tali ancor per potenza); quelli per solo accidente sono nati in Francia o in Ispagna o in Grecia ec. piuttosto che in Italia, ma per propria loro natura non sono manco italiani che spagnuoli ec. nè manco italiani di quelli che nacquero in Italia (e di quelli che dall'Italia altrove passarono), e forse talora ancor più di alcuni di questi, che per solo accidente nacquero tra noi.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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